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La finestra tra passato e presente

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La finestra tra passato e presente -Ritrovare l’Uomo per recuperare il Tutto- Giulia Gambrosier

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In copertina ‚Metafisicamente‘ opera della pittrice Febe, di proprieta‘ dell’Editore. e-book pubblicato nell’Ottobre 2022 dalla Casa Editrice LRHJ, a.s. su concessione dell’Autore L‘.Fullu 9/a 841 05 – Bratislava - Slovacchia

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Prefazione dell‘Autore Questa raccolta di Pensieri e‘ una finestra che apre alla comprensione del vivere nella sua completezza. L’uomo si sta dimenticando della sua natura terrena-Divina. E‘ L’uomo a meta‘ guidato prevalentemente da quella terrena, e il suo vivere ne e‘ improntato. E‘ imparare a ‚vedere‘ accanto al semplice guardare. E‘ in funzione di ricompletare la sua natura. E‘ cosa necessaria soprattutto oggi al fine di rendere reale il suo destino di Coscienza. In questo nostro tempo sta prendendo forma l’idea del sovra-uomo o ´+uomo, Non possiamo far finta di niente!

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Lo sguardo che non sa vedere Saggio scritto nell’anno 2012 e pubblicato nell’Ottobre 2013 da Aletti Editore di Altre Sembianze s. r. l. – Via Mordini, 22 00012 Villanova di Guidonia (RM) – tel 0774/354400 www.alettieditore.it info@alettieditore.it

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4 Questo libro è così piccolo perché lo possiate tenere in tasca e leggere in qualunque momento giusto. Vuole essere come il messaggio che i marinai di un tempo affidavano in una bottiglia alle onde del mare. Non ha mittente né destinatario. E si auto-dedica a tutti. Lasciatelo avvicinarsi a voi lentamente, così che gli spazi vuoti nelle pagine possano riempirsi, e poi lasciatelo trovare libera espressione in voi, così che il già pensato non condizioni più, e nasca il pensiero nuovo.

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5 1° Paragrafo “Lo sguardo che non sa vedere” Frettoloso, superficiale, quasi un automatismo culturale tanto è diffuso. Inconsapevole del suo limite non si rende conto di quello che gli sfugge: è lo sguardo di quasi tutti noi, mirato ad estrarre per impadronirsi, a memorizzare per utilizzare, organizzato in chiave funzionale. Sembra dimenticata la sua funzione primaria, quella dell'orientamento, e anche quella di accompagnare i movimenti del corpo. Sono ignorate le scoperte della fisica occidentale del secolo scorso e anche quelle dell'antichissima sapienza orientale (2000 A.C.) per la quale lo sguardo può andare oltre il Manifesto. Così fiammelle recenti o lontani fuochi di visioni olistiche si consumano senza vivificare le nostre vite. Cosa sta succedendo? Succede che procediamo alla cieca, senza sapere dove ci stiamo dirigendo.

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6 2° Paragrafo “Il comandante e la nave” Viene in mente quel comandante di nave che privo di una rotta si limita a governare con sforzo i flutti e comunica ai viaggiatori il menù del giorno. Chi scrive è grata a questa immagine - di provenienza a lei sconosciuta - perché è la fotografia, in bianco e nero naturalmente, della nostra società. Eppure c'è stato anche in epoca recente e in modo straordinariamente incisivo, chi ha indicato uno sguardo diverso, quello che permette il passaggio dal guardare al vedere capace di rendere Reale il destino dell'essere umano, destino di Conoscenza.

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7 3° Paragrafo “Il saggio e il ciliegio in fiore” Il saggio in questione è un signore indiano, cresciuto in Inghilterra, che si accorse di come la vita dei Paesi occidentali tendesse a svilupparsi in una sola direzione, quella rivolta al mondo materiale, dimentica dell'altra direzione, quella diretta al metafisico, fonte originaria della natura della Vita. E così si mise a viaggiare, secondo un calendario ritmato e un percorso circolare e ripetitivo, Italia, Inghilterra, Stati Uniti, Svizzera. E parlava in grandi piazze, a grandi folle, usando un linguaggio semplice, accessibile a tutti, capace però di effetti magici. E poteva succedere che iniziasse con una domanda come questa: c'è qualcuno che ha visto davvero un ciliegio in fiore? Certamente più d'uno lo aveva guardato una prima volta, giusto il tempo per accorgersi che era arrivata la primavera e che la sua fioritura era proprio pittoresca. Ma la volta successiva sarebbe stato difficile che quel fugace incanto si ripetesse approfondendosi perché urgeva che lo sguardo corresse altrove. A questo punto accadeva, in quelle piazze in cui il saggio parlava, il salto di qualità: senza che le parole risuonassero Maestre, magicamente lo erano. Le menti di chi ascoltava, migliaia di persone, diventavano involontariamente attente, unite in un'unica presenza, stra-ordinariamente ancorate ad uno stato interiore nuovo, talmente lontano dall'abituale disordine: allora si apriva il varco allo spegnimento della radiofonia interna, il varco al Silenzio. Forse il successivo incontro con un ciliegio in fiore sarebbe stato diverso, un'esperienza inedita, rivelatrice di uno sguardo capace di fermarsi e di sapere anche vedere. E allora il ciliegio in fiore avrebbe rivelato oltre la sua forma e i suoi colori lo Spirito della Terra che lo animava.

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8 4° Paragrafo “Il pesce e la tartaruga” Un aneddoto di saggezza parla di una tartaruga che racconta ad un pesce della sua passeggiata sulla terra ferma. Ma il pesce che conosce solo l' habitat dell'acqua, la sua liquidità, la mobilità delle sue onde in cui guizzare, non può comprendere quello che la tartaruga gli sta dicendo. E si ostina nel dire che tutto quello non può esistere, e lo dice perché non ne ha fatto l'esperienza. E così è per lo stato di Silenzio, non credibile e non conoscibile per chi non lo ha esperienziato.

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9 5° Paragrafo “Il Reale così vicino e così lontano” Il Reale è l'essenza che tesse e sostiene tutto il Vivere, celato dall'ovvio del Manifesto. La scorza e il nocciolo, dicevano antichi Maestri suggerendo il lato del visibile e quello del non visibile, che incanta e intimorisce. Analizzato diventa Scienza, penetrato diventa Fede, sostegno della ragione, oppure calore dell'abbandono. La storia della società umana è fatta di memoria sottesa del nocciolo, e anche di una sua dimenticanza, distratti come siamo dal colore della scorza, dal suo profumo, dalla palpabilità della forma. Si spegne, o nel migliore dei casi si attenua, il talento insito nella potenzialità umana dell'andare oltre per una visione profonda. Se ne parla soltanto, attingendo alla fisica o balbettando parole di preghiera. In realtà siamo il pesce che sente parlare la tartaruga e non è in grado di far proprio quello che viene detto. Siamo l'ateo che sente parlare di misticismo. Siamo chi ostinatamente reattivo alla dinamica del cambiamento si ostina a conservare tutto e spende energie nello sventolare banconote false in un autodifesa fuoricorso. Chi guarda soltanto è cieco a metà, non ha direzione interiore, non sa qual è il suo posto e dove sta andando. Rimane nell'estraneità e la sua opera non è mai una risposta. Quando non si riconoscono i legami non si riceve e non si dà, e si può parlare di innovazioni restando inesorabilmente nel vecchio. Può essere efficace l'immagine di un cuoco che disponendo dei pochi e soliti ingredienti vuole dare vita a una nuova minestra, e ora ne toglie uno, ora ne aggiunge un altro ma la minestra resta sempre la stessa. A questo punto il cuoco cosa può fare? Non gli rimane che promuovere come nuova la minestra vecchia con artifici da spettacolo.

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10 6° Paragrafo “La bambola divenuta muta” Merita presentazione la storia del rapporto tra un oggetto antichissimo, la bambola, e i suoi fruitori. Ritmicamente ricorrente nelle nostre vite, da bambini e da adulti e oggi incapace di comunicazione intima. E' inutile offrirsi al suo ascolto. E' muta. Eppure dalle sue origini in tutti i Paesi del mondo - Europa, Stati Uniti, Messico, Cina, Giappone, Africa - è stata concepita e vissuta come portatrice di messaggi. Di qualunque materiale fosse fatta - legno o carta, pelle o stoffa, terra cotta o maglia, cera o porcellana, bisquit o paglia - quando non era espressione di arte popolare lo era certamente di cultura e stati d'animo, di sacralità o di superstizioni, eccezion fatta quando divenne - vedesi le bambole francesi soprattutto - ambasciatrice di moda, e allora non più destinata ad essere amata. Finché nasceva dalle mani e dal cuore dell'artigiano, perlopiù nelle situazioni di povertà, nutrita dalla pienezza dell'atto creativo, soddisfaceva la fantasia affettiva del bambino, che in lei trovava trasmissione di calore. Ma da quando mutilata dalla tecnologia, ridotta a prodotto industriale - esito della corrosione della creatività - irrigidita dal materiale plastico, non più asessuata, vuota di incantesimi e di stupori non è più in grado di comunicare. Il suo linguaggio è stato silenziato. Un peccato. Perché lo sguardo del bambino è il più accogliente e il più risonante, destinato in seguito ad aprirsi approfondendosi sempre di più nelle sue relazioni con il mondo esterno.

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11 7° Paragrafo “La noia è un malinteso” Siamo sempre così indaffarati da essere convinti di non essere mai annoiati. In realtà lo siamo, senza saperlo, perché mentre corriamo in realtà corriamo annoiati e quando ci fermiamo abbiamo sempre bisogno di qualcosa per non annoiarci. Se la mente avesse la capacità di essere presente, quando corriamo e quando stiamo fermi, scopriremmo che la noia è davvero - come esplicò un saggio - il malinteso dell'uomo distratto e che la Vita è piena di cose capaci di arricchirci pronte lì, per noi, in attesa di rivelarsi. Cos'è che ha tagliato le radici della nostra sensibilità al punto da diventare incapaci di impedire il dolore degli esseri umani, la sofferenza degli animali che collaboriamo ad uccidere, di non condividere l'entusiasmo del rigoglio che vibra nella pianta che incontra i nostri occhi dalla finestra della casa? Non è necessario essere etologi per distinguere le cangianti modulazioni del linguaggio degli uccelli quando le distanze fra di loro stanno cambiando. E non è giusto che solo ad un botanico o a pochi altri possa succedere l'evento straordinario di arrivare a pensare: è giustificato il riconoscimento a scienza della neurobiologia delle piante.

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12 8° Paragrafo “Quando guardo la mia giovane azalea non so se sono io ad osservare lei oppure è lei ad osservare me” Convivo con lei da circa due anni, fiori di un fucsia coraggioso e fogliette verde-autorevole, sembra piena di estatica energia e incrollabile fiducia di fronte al vento più insensibile e al calore più indifferente al suo equilibrio termico. Risponde con festosa allegria alle vaporizzazioni di acqua appena tiepida che nelle giornate più fredde mi premuro di spruzzarle, e alla mia voce quando le auguro la buona notte e tasto la temperatura delle foglie con dita leggere. Doveva sfiorire molti mesi fa, ma mantiene ancora i suoi fiori, quelli del tutto già sbocciati e che non hanno voglia di andarsene e quelli in fioritura appena accennata che sembrano non sapere cosa fare. Il tecnico del vivaio, armato di informazioni botaniche, camminando sul terrazzo l'ha urtata malamente, ed io vivendo qualche attimo di profonda empatia con lei gli ho gridato “stia attento” ma lui “non sente mica male”. Allora l'ho guardata con tenera attenzione e mi è sembrato davvero che la parte colpita avesse accusato il colpo in tutti i sensi.

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13 9° Paragrafo “La casa perduta ritrovata” La casa all'inizio era la casa, anche quando era una grotta. Il luogo che dava protezione, e da qui sicurezza. Il luogo dove prendere dimora, e dal suo etimo indicava il posto dove si indugia. Era rifugio, e come tale accogliente, comunque fosse. Questa era l'anima della casa. Poi la storia della sua funzione primaria ha conosciuto mutazioni. E si può osservare l'assunzione di ruoli diversi. Per esempio fino a un ventennio addietro la grande abitazione era la scelta - per chi poteva permetterselo - di chi avendo relazioni familiari problematiche cercava una soluzione nella vastità degli spazi. La camera da letto matrimoniale luogo d'incontro e anche di riappacificazioni, si scindeva in due camere da single. La toilette diventa differenziata, il salotto dove ci si raccoglieva per leggere, guardare lo stesso programma televisivo commentandolo, e ricevere solo gli amici, veniva sostituito dal salone, grande spazio ove si respirava più formalità che intimità. Ma la perdita più grave riguardò la cucina, quell'ambiente cuore della famiglia, ove era consuetudine ritrovarsi ai pasti, raccontarsi le proprie giornate, e i genitori potevano conoscere meglio i figli, e i figli i genitori. Dove si programmavano cose comuni, e l'odore del cibo cucinato in casa, quel particolare odore, era destinato a rimanere uno dei fili conduttori nella memoria dei ricordi. Altro ruolo improprio assunto dalla casa, la casa di campagna, è stato quello di poter placare stati di stress ed effetti collaterali. Lontano da tutto e da tutti, con un grande terreno intorno e tanto verde a definire e isolare l'abitazione, tutto sembrava potesse riequilibrarsi. A breve termine un entusiasmo rivitalizzante, a medio termine brividi di sofferente estraneamento. E così si arriva a scoprire che lo star bene da soli è per chi sa star bene con se stesso. Oggi la casa come rappresentanza, o salva famiglia, o soggiorno di cura non è più credibile. Abbiamo bisogno di quello che abbiamo perduto. La bellezza dell'intimità, della relazione.

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14 10° Paragrafo “La storia mortificata dell'inchino” Si, non ci si inchina più. E' un gesto perduto. Anche quello, verità esclusivamente formale che si esprimeva in un movimento appena accennato, e significava ammirazione più o meno convenzionale. Del tutto dimenticato l'inchino che aveva in se gratuità e libertà, ed era segno di una relazione profonda perché nasceva dal cuore. Si rivelava nella sua genesi di genuflessione di fronte a qualcosa, a qualcuno di più grande di tutti e di tutto. Oggi nulla sembra esserci di più grande di noi, e tutto appare già vinto o vincibile. Per lo sguardo frettoloso la vita non è più Maestra, e va dominata. Si è persa di vista la Terra come radici da cui partire, e si è dimenticato il Cielo come punto di ritorno e di origine. La grandiosità viene perlopiù riferita alla grandiosità dell'essere umano, e così esprime tutta la sua autoriduzione possibile. Jiddu Krishnamurti, il saggio indiano che insegnava a vedere davvero un ciliegio in fiore, poco prima di morire, nei primi anni '80, si inchinò dalla sua sedia a rotelle nelle 4 dimensioni dello spazio: il suo inchino esprimeva l'amore e la gratitudine per la Vita. Da dove possiamo cominciare per la risurrezione dell'inchino? Credo da un intimo rapporto con l'ambiente Cosmo, nel quale viviamo e dal quale dipendiamo, strettamente intrecciati, in una tessitura stupefacente di interconnessioni. Un poeta un tempo disse “Quando si coglie un fiore vibra una stella”. Quando lo si comincia a percepire - e non sarà una percezione logica - si comincia a rispettare e ad amare l'ambiente, e questi momenti dell'anima fanno sentire tutti nella stessa Casa. Questo è già un inchino capace di spegnere l'impulso al conflitto e alla violenza. L'esegesi dell'inchino avrà allora la Bellezza non facilmente comprensibile del Miracolo.

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15 11° Paragrafo “L'Ordine non lo si fa, lo si scopre” L'ordine, quando lo si immagina, è armonia, equilibrio. E quando lo si decide lo si fa in qualche modo, nei cassetti, nelle nostre vite: pensieri, ideologie, comportamenti. E anche nella società umana attraverso regole, leggi imposte dall'esterno, inadeguate o poi non osservate. Un poeta diceva che in questo modo l'ordine è “L'autorità calata sul disordine”. Un gran pasticcio, allora. Come fare? I canali sapienziali parlano di un percorso lungo e impegnativo, di Coscienza da risvegliare e da portare in atto nella vita quotidiana, e l'esperienza ci dice che la storica frase del saggio cinese vissuto nel 500 A.C. * corrisponde a realtà, “Il viaggio di mille miglia inizia con un passo”. E' un'indicazione che precisa il destino dell'essere umano, destino di Conoscenza. Ora il Conoscere non richiede tempo, è diventare pronti a Conoscere che richiede tempo. E' allenare lo sguardo a vedere in profondità, oltre l'effimero, ad aprire tutti i varchi, a soffiare via tutti i confini. A sciogliere i veli che tengono oscurata la Relazione con il Metafisico a scoprire i Senso della Vita e i suoi Prìncipi, a riconoscere l'Ordine che noi non possiamo organizzare, solo rispettare. Così da non violarlo più. Allora la nostra vita si riempie di Vita. Si svuota di tutto quello che non serve, e rimane l'essenziale, il nouminoso. E tutte le cose riprendono il loro posto.

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16 E' come accendere la luce in una stanza buia. Il disordine scompare e l'Ordine si rende visibile. E' una cosa nuova, che svuota la cassaforte delle nostre certezze, e ci disorienta. Perché non siamo pronti al Cambiamento, siamo ancora “neti, neti”, ne questo ne quello, e qui ci aspetta un lavoro impegnativo. L'indulgenza verso noi stessi ci danneggerebbe, perché non si possono rammendare gli schemi esistenti. Si tratta di una vera e propria rivoluzione interiore destinata ad esprimersi nella relazione esterna. Perché evitarla se vogliamo adeguarci all'Ordine della Vita, quello che tutto sostiene?

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17 * Lao Tse 12° Paragrafo “La parola e il suo percorso deviato” La parola non è mai stata la cosa, la indicava soltanto. Come si suol dire era “il dito che indicava la luna”. Ma aveva dentro di se l'essenza della cosa, e ne attivava il contagio attraverso il suo uso. Poi il suo degrado. Allontanandosi dal suo etimo, dalla sua origine si svuotava del suo senso, e diveniva simile a una sagoma, sonora o grafica. Per fare un esempio del suo distacco: oggi il definire umile una persona significa quali sempre dequalificarla. Eppure un tempo il termine umile da humus, Terra, faceva riferimento a uno dei due poli Terra-Cielo della vita dell'essere umano e indicava la nobile qualità dell'uomo di riconoscere qualcosa di Superiore a cui rivolgere lo sguardo. Nel suo divenire come strumento di comunicazione è diventata infedele al pensiero discorsivo da esprimere, quello convenzionale quotidiano. Parola insincera, corrosa, finalizzata. Si è aggiunta poi l' accelerazione temporale del linguaggio parlato, che non le permette di entrare davvero nell'ascoltatore. Infine anche lo stato sempre più abituale di disattenzione in cui viviamo ha ridotto la sua capacità di trasmetterci la sua funzione di collegare, unificare nella condivisione. Divertente la strategia dei Maestri Sufi che, per riattivare l'attenzione dei discepoli distratti, all'improvviso cominciavano a parlare una lingua sconosciuta: il cambiamento era sorprendente, perché non previsto e non conosciuto, e risvegliava i presenti. Il Maestro allora poteva dire: state conoscendo ora cos'è lo stato di attenzione. E allora parola viva, che dal sacro nasce, dal sacro si fa riempire, e grazie a lei il sacro diventa il suo espiro naturale. Parola onesta se libera dai disturbi dell'ego. Parola morta se usurata dagli automatismi. Ridarle purezza sarebbe segno di eleganza umana.

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18 13° Paragrafo “Quando il buio è fitto una sola luce diventa splendore” Siamo figli non amati della società, e soffriamo per la mancanza d'amore necessario alla nostra sopravvivenza. E' naturale. Ma sotto questo dolore che rende spaventati e ribelli c'è un altro dolore, più silenzioso e meno identificabile. E' quello del cuore inaridito. Non lo sospettavamo così dolente e mortificato. Ma quando, inaspettatamente, grazie ad uno sguardo e a poche parole vive ci siamo sentiti improvvisamente amati, onde di commozione ci hanno attraversato, sospinte da quel meraviglioso impulso che muove il diaframma quando ci giunge un conforto dimenticato, e le lacrime si sono lasciate andare, piene di gioia. Era il 13 marzo 2013. Erano le parole sacre di Papa Francesco I

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19 14° Paragrafo “L'equilibrio, processo dinamico da osservare e accompagnare” La disumanità sembra essersi fatta contagio, sorretta dall'ignorare i Principii che reggono le trame della Vita. Ma da poco si è elevata una Voce che leggera del proprio ego si è fatta forte di una forza universale, capace di riequilibrare l'ordine dei valori. E nello stesso tempo l'aggravarsi della situazione socio-economico-politica di molti Paesi sta costringendo i più responsabili a fare arretrare i loro particolarismi personali, ideologici, partitici. Questo sta avvenendo sotto la spinta della sopravvivenza, non del cuore né di una ragione profonda. Ma questa convenienza prevalendo sulla propria egoità potrebbe farsi gioco salvifico del sistema. Che il processo alchemico non abbia anche il potere di dischiudere la trasparenza metafisica come sostegno del Tutto?

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20 15° Paragrafo “I pensieri usuali come cappelli” Se pronunciamo la parola “industriale” facciamo riferimento ad un prodotto nato da un atto di volontà, finalizzato ad un uso e ad un mercato, e all'interesse di chi lo produce. Destinato ad essere usato da un numero incalcolabile di persone. Questo percorso di gestazione e nascita è simile a quello dei nostri pensieri usuali. Serviamoci di un esempio: proviamo ad immaginare un numero incalcolabile di persone con sul sapo lo stesso cappello: può variare il colore, il materiale, anche la forma, a seconda che ricopra il capo in maniera un po' differenziata, dettagli questi che non alterano sostanzialmente il cappello. Osserviamo ora, con coraggio, questa immagine. Qual è la percezione che ne deriva? Da decenni, causa il ritmo accelerato di cambiamenti nella società umana, si auspica e si profetizza il Pensiero nuovo, quello capace di adeguarsi senza mediazioni al Reale e alle sue manifestazioni sempre cangianti. Un Pensiero libero e gratuito, che si lascia illuminare da stati di estrema Presenza assolutamente nuda di memorie ed egoità, a cui non si può essere infedeli. Un Pensiero che solo potrebbe risolvere, cioè sciogliere, i nodi della nostra società globale. Non è il caso, urgente, di dismettere il vecchio cappello standardizzato?

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21 16° Paragrafo “Ciò che contrasta concorre e produce la più bella delle armonie come nell'arco e nella lira” Può sembrare il pensiero promozionale di un partito politico, in realtà si riferisce al testo di un'antichissima opera sapienziale indiana. Nel primo caso il contrasto, ignaro di qualunque sapienza, è più destinato al conflitto che all'armonia. Nel secondo, consapevole dell'equilibrio necessario fra due forze opposte, può raggiungere senza sforzo e con semplicità l'obbiettivo: la freccia il centro da colpire, la lira il suono melodico. A cosa si devono successo o insuccesso di un'azione? Al vedere, al suo viverlo, oppure no. Vedere, nell'antichissima lingua sanscrita si identifica con la nozione di sapere come Conoscere, esito di un'esperienza integrata con la globalità dell'individuo. Se c'è il vedere c'è una percezione profonda di noi stessi e di ciò che è altro da noi. E ci accorgiamo che non solo le diversità sono fertili di comprensione, cioè di accoglienza, ma anche i contrasti. E allora si possono armonizzare conflitti e guerre. Strumenti idonei per apprendere il vedere sono offerti da diverse discipline, e spetta ad ognuno ricercare e verificare quella a lui più idonea. Tutte concordano come “passo d'obbligo” l'arte di disarmarsi, così viene definita la spoliazione degli ingombri che costituiscono l'ego quell'illusoria identità a cui affidiamo, per malinteso, la qualità della nostra vita e di quella degli altri, di tutti gli altri. La mente logica non può comprendere, così come il pesce non poteva comprendere la tartaruga ricordate? E l'ateo non può comprendere il mistico. Alla confusione di cui soffre la società umana sembra non restare altra alternativa che quella di un riordino interiore. Nel II d.C. un'opera del saggio Nāgārjuna*, intitolata “La sterminatrice dei dissensi” dedicava notevole attenzione a questa problematica quella della riconciliazione degli opposti, senza passare per le vie analitiche della psiche e dell'intelletto proprie dell'occidente.

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22 E' ormai consenso unanime che non ci si può più salvare da soli, ma solo tutti insieme, chiedendoci: cosa posso fare io? E da quando? Da ora. • Nāgārjuna è stato un monaco buddhista indiano, filosofo e fondatore della Scuola Mahāyāna

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23 17° Paragrafo “Gocce di sapienza” Sono quelle che posso cadere solo in maniera imprevedibile, grazie a chiarori lenti o improvvisi, e quando la mente è vuota e risonante. La lingua francese si avvale di un' assonanza che apre con forza il senso, perché parla di una mente che non ragiona ma risuona “Qui ne raisonne pas mais résonne” Se ne può parlare attraverso contraddizioni che si danno ragione, come della difficoltà che fa scoprire il sapore della facilità, o dell'attendere dove l'attesa è già compimento. oppure di un desiderio puro e libero, privo di contenuti, che in se stesso trova già appagamento e non si estingue mai. O di trovarsi spostati in siti nuovi essendo rimasti nell'immobilità. E' un aprire la porta senza porta come rivela un pensiero non pensiero della disciplina Zen, o l'esperienza di “un senza inizio e senza fine” che ci toglie dalla sofferenza della precarietà umana. E' un Silenzio vibrante di messaggi e se non lo incontriamo l'inedito resterà sconosciuto. Poi ritorno alla vita quotidiana, lo sguardo diverso che vede diverse le cose di ogni giorno, perché quel vissuto ha lasciato tracce fertili appena segnate, oppure profonde. Sarebbe un peccato lasciarle andare. Sono in funzione del destino dell'essere umano.

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24 Questo scritto vuol dire che solo il vivere vedendo ci aiuta a crescere, e ci indica una porzione di quello che altrimenti possiamo perdere. Perdere che cosa? Il gusto del Vivere. Anno 2013, Giulia Gambrosier

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Le tre stanze Manoscritto del 2016

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26 PRESENTAZIONE Perché “Le tre stanze” ? Perché stanno ad indicare i tre livelli di possibile incontro con uno stato del vivere sensibile a quell’Immanifesto di cui si sta perdendo memoria. La prima stanza dedicata a temi liberi si offre come apertura ad un approfondimento dell’attenzione, madre dell’Ascolto. La seconda stanza dedicata alla Parola e alla sua storia suggerisce il progressivo svuotamento della Parola originaria dovuto all’abuso dello “strategico” umano. La terza stanza vive degli umori più o meno sottesi del Profondo sussurando o gridando_ dipende dal livello di chi ascolta_ la responsabilità della Perdita dell’unità di Immanifesto e manifesto.

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27 PRIMA STANZA DEDICATA A TEMI LIBERI

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28 Luce e buio miei amici Il giorno è il più grande inganno quando la luce mi offre tutto allo sguardo e non vedo l’illusione ma quando la sospetto e indecisa non so dove andare i muri, i recinti, “la grande porta” quella di cui si dice “non c’è se non per te che vedi” è la notte a suggerirmi ed è il buio a darmi fiducia e a darmi visione come al cieco quando nuovi sensi donano il senso della direzione

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29 Scioglietevi ostacoli Scioglietevi ostacoli lasciatemi vivere anch’io - bambola* di sale nel mare voglio fondermi - e come lei ritrovarmi e dall’infinità sentirmi rivelato il mio valore nel suono dell’onda l’essere mi sarà sussurrato * suggestiva storia sapienzale in cui la bambola di sale conosce se stessa quando trova il coraggio di entrare nel mare

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30 Gioia senza contrasto L’alba breve mi concesse il sogno della mia voce sufficiente al suono che non udivo più nella dimensione vana dove non c’è tempo manca la nostalgia ostile il rimpianto, il raffronto c’è soltanto la gioia del momento

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31 Tempesta di idee Idee ripetute, idee migliaia di volte già pensate idee scollate dal Reale e perse nel turbinio della confusione formate un cimitero senza fine eppure ogni tanto rigurgitate sembrate risorgere ma poi di nuovo naufragate, azzerate dall’assenza di Senso della Vita che c’è in voi

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32 Fiori al loro funerale Procedono insieme, un flusso largo una striscia larga sono i fiori di nascita assistita senza profumo e senza gioia vera invecchiano presto reclinando il capo prima del loro tempo non li guida l’aria, né la luce apre più i loro petali rilasciati dalla Vita e dal suo mistero vanno reclinati al loro cimitero

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33 Elogio dell’impegno Qualcuno lo chiama volontà ma il suo cuore è un altro è la volontà buona ritrovata di concedersi alla propria storia di essere umano fattasi chiara

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34 Il gioco con la Vita La “Porta”* non si apre se non mi impegno anch’ io ad aprirla e rimane disattesa l’apertura nella chiave sbagliata che sto usando non serve votarmi all’ostinazione confusa dell’ego ma abbandonarmi solo alla forza impersonale che intravedo * vuole suggerire il velo oscurante del Reale nell’antica sapienza orientale

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35 La Ricerca Tutti cerchiamo il Senso della Vita senza saper “vedere” il sapore dell’acqua incontaminata ci sfugge e le nostre mani restano vuote ma se torno alla Scuola della Vita e mi faccio alleati suoi balbettii la luce torna Luce e io ritorno Figlia

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36 La giostra roteante della vita L’istante dell’Incarnazione è Prezioso magia di libertà e di limite disegno di ciò che potrò essere che ricevo dal cielo nelle mani e non so nemmeno quello che sono già e quello che sono già lo terrò nel cuore come bambino amato nella giostra roteante della vita o lo sciuperò ignorando la pazienza per il suo ritorno offerta generosa alla mia insipienza dolorosa

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37 La Felicità e’ inimmaginabile La Felicità che non esalta e si acquieta nella pace più piena non puoi chiederti come fare per raggiungerla perché non sai cos’è e l’immaginarla è solo il “vecchio” reinventato questo che ti scende dentro è quello che non hai mai conosciuto assomiglia all’Anima del primo amore vissuto sembra un terno al lotto ma devi averlo giocato

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38 I resti bruciati dell’Apparente Il dilatarsi dello spazio sui resti bruciati dell’Apparente che ha svolto il suo ruolo è respirare la leggerezza di quello che si è sciolto e ora ora è Vivere anche morendo

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39 Quando il poco è tanto La gratitudine nasce quando mi accontento appagata del Tutto che ricevo e il Tutto è già tutto anche se di per sé è solo poco che riempie la povera misura che gli ho offerto e sono sazia

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40 Ci sono momenti In cui non mi accontento voglio risuonare della passione che è in me attraverso le vibrazioni della voce che non ho più e allora ascolto quelle della mente e quelle del cuore che non trovano uscita e sono sempre più forti a formare esplosioni di Vita è uno stadio intermedio in cui la Vita non trova più spazio in questo corpo e sembra volare alta e le sue ali sono la mia voce rinata.

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41 L’Incanto E’ lo squarcio della mente che si apre all’infinità misteriosa è la sua nascita fuori dalle braccia strette della volontà e il suo stupore non è sorpresa che si è fatto a poco a poco nell’attesa dentro di noi ah, essere portavoce di qualcosa di più grande di noi questo è l’incanto

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42 Non c’è somma Solo qui, solo ora ciò che conta senza storia, senza tempo forme e suoni si compongono e ciò che guarda è ciò che è visto il contrasto era un abbaglio il compimento e il compiuto è il Respiro della Vita il suo eterno movimento di un’andata e di un ritorno

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43 SECONDA E TERZA STANZA DEDICATE ALLA PAROLA Includono il secondo e il terzo livello del percorso

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44 Sono alla Ricerca Sono alla Ricerca della Parola quella primigenia della Vita che vibrava di Divino e di umano si è perduta l’abbiamo graffiata fuori e dentro contagiata di irriverenza incapace di Risuonare è la nostra campana senza rintocchi

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45 La perdita dolorosa Voglio provare a ritrovare la storia della parola nel travaglio della sua nascita quand’era vibrazione, suono, e “cosa” poi è diventata segno segno rivelatore a chi la respirava ora senza voce e senza tracce le restano i “caratteri” e io guardo ai suoi piedi tutto il suo perduto

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46 Parola socchiusa avvicinati Cerco te più facile ad aprirsi di un sutra* tu che suggerisci a chi ti ascolta il Senso originario che racchiudi e rinnovi la tua Origine Sacra vola bassa fra di noi e trasmettici il tuo contagio *Termine sanscrito che significa verso ermetico e breve.

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47 L’attesa, la sua gioia È l’alba che mi fa doni nel suo nascere lento e subito compiuto che si spoglia del buio per immergersi nel chiarore più assoluto il DISTRAENTE fa presto ad emergere c’è poco tempo per accendersi di Conoscenza il divino conta le gocce della sua esplicita presenza divento innamorata dell’Attesa e quello che non so finora lo saprò forse più avanti quando l’Ineffabile diventerà Parola

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48 Gratitudine assente Se potessero parlarmi se potessi ascoltare i miei pensieri sconfitti i miei attaccamenti perduti se potessero parlare canterebbero la mia gioia liberata la mia fiducia gratuita il mio respiro cosi grande da accogliere la Vita tutta intera ritrovata ma c’è una Parola ancora senza Vita che non si riesce più a trovare nel profondo di noi è quella pronunciata da labbra assenti che suona “grazie”, “mille grazie” e che alle sue spalle non ha niente né cuore, né mente

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49 Parola sacra rimani Parola figlia del Verbo, rimani rimani che il rumore ti soffia via dal cuore e allora ti scordo e non mi resta che restare in attesa del tuo ritorno

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50 Nata per unire Sei venuta meno al tuo ruolo suono unico in infinite variazioni ti sei fatta spezzare e hai creato l’illusione di infinite separazioni il tuo procedere è stato ininterrotto spogliarti e sei rimasta nuda della tua reale provenienza ti ricordi quand’eri “Memoria Dei” ? ti chiedo il tuo cuore la riponga di nuovo dentro noi

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51 Parola ambigua Non mi cercare, sono fedele a te originaria non amo la tua voce per la ribalta che non ha odore di eterno anche tu oggi hai un ego vestito di bianco e di profumo svuotata ormai del vero te l’abbiamo fatto indossare a nascondere la tua ambiguità

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52 Concerto delle parole Ripulite dal fuoco della Ricerca hanno ritrovato la forma originaria e danzano in un concerto di suoni non più girando a vuoto il funerale delle croste indossate è il grottesco che si rivela specchio del nostro malinteso

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53 Perfezione imperfetta Parola, sei ambigua ora eco della Vita ora precaria ingannevole direzione e proprio per questo solo penetrando nel tuo intimo riconosco in te la perfezione tu accogli nell’unità il contrasto e ne fai carta vincente sei ostacolo e strumento al tempo stesso e il tuo sbilanciamento può diventare fedeltà urgente dipende dall’ascolto di chi ti ode - se ti sente -

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54 quando ti pronuncio non so sempre bene quel che dico ma so anche rappresentarti nella tua essenza questo è il tuo cammino, questa la mia storia al principio eri la “cosa” ora non più ma è venuto il tempo che tu richiami indietro dal tuo guscio alla tua essenza e il tuo intimo sia ancora la tua culla propellente e tu possa cantare che Cielo e Terra sono la stessa cosa

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55 Parola sollecitata Parola sollecitata dalle emergenze della società umana tu chiedi di uscire dall’inerzia mortale nutri – ti chiedo – l’impegno di ognuno a diventare canto corale la pena sia molla di visione libera da soggettivismi qualunque sia urgenza di aspirazione al compimento del destino finale diventa spada a frenare l’incontrollata velocità che ti smorza e risveglia nel respiro animatore la coscienza del vivere a partire dal cuore

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56 Gratitudine libera Ho aperto il cuore della Parola e l’ho commisurata con le parole e ho visto la distanza dell’una dalle altre eppure mi accorgo di essere in uno stato di pienezza gioiosa E’ che un ago di cedro portato via dal vento ha soffiato dentro di me a chi dire grazie ? la gratitudine non ha destinatario se non il bozzolo costruito dalla Vita nel suo ordine libero e imprecisato

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57 Tu, Parola Poetica La tua manifestazione è solo per essere sentita e stupiti coglierne gli accordi sempre nuovi con altre il tuo vivere è comporti in legami inediti che si fanno da sé che la mente riceve con meraviglia lo studio è superato tu parola poetica sei oltre ti fai chiara da buio sconosciuto e il tuo segreto coniugarti ha l’ampiezza misurata del respiro che non può essere trattenuto.

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58 La ricchezza del perdere Occhi che innamorati del “vedere” hanno smesso di guardare bruciati dall’ardore della visione si sono fatti scegliere dall’Immortale e hanno risuonato di Parole e di melodie che il Sacro avevano “visto” e a noi donato ringraziamo il tolto per quello che ci ha dato

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59 Il tuo ruolo sotteso, Parola Tu lasci affiorare dall’alto E lasci affiorare dal basso in questo contrasto permetti di conoscere il dubbio e poi la verità

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60 CHIUSURA DELL’AUTORE Non potevo tralasciare di evidenziare la Parola quale potenziale strumento di creazione e nel suo succedersi strumento di sua dissolvenza con conseguente indebolimento della civiltà umana. Tornare a Lei quale era prima del suo svilimento, riaccendendo il beneficio di una Sua nostalgia – anche se piccola – e il sapore perduto di ciò che nel profondo siamo. Tanti illustri studiosi hanno colto il Suo percorso di progressivo distacco dal Metafisico, di Lei finalizzata all’uso dell’uomo. Nell’attuale buio della società umana, c’è urgenza di fiutare l’ispirazione che viene dal Principio. E di espirarla come contagio perché il contagio sembra essere l’unico collante buono del cosmo, e appare impossibile, come diceva il Maestro Zen Deshimaru “salvarsi da soli”. Come fare per districarLa dagli esuberi intellettuali che l’hanno distorta dal suo etimo e ritrovarla piena del suo potere buono ? Si può cominciare nella culla del silenzio interiore, dell’Ascolto, dell’Intuizione e grazie ad un canale sensoriale straordinario, quello dell’udito, ascoltarLA, e nella costanza reiterata dell’Ascolto sentire che viene dal nulla e che nel nulla ritorna, e nella costanza reiterata delle pause esperienziare – forse – che il nulla si riempie di Senso. E allora il niente non è il niente del nostro nichilismo ma la Realtà tutto includente nel suo Respiro Uno, e unico tessitore che non include separazioni e frammenti. Allora la Parola così vicina al Principio si rivela quale era. In questo ascolto c’è il Suo cuore in diretta, è un rapporto vivente a due, da una parte chi ne invoca il ritorno, dall’altra Lei nel suo offrirsi ancora, pura, e a una condizione, la coscienza dell’altro: Lei come creatrice, l’altro come creatura.

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In questa terza sezione abbiamo raccolto 39 testi pubblicati dall’Autrice tra il 2017e il 2019 in forma di Blog.

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62 Quel 3 marzo 1990 in cui solo per alcuni minuti mi sentii sola Ancora oggi, 3 marzo, a riportare nel cuore una apertura determinante della mia vita. Il 3 marzo 1990 lasciava la sua dimora terrena Gérard Blitz, Maestro di quella Sapienza capace di adeguarsi perfettamente alla società umana di quel periodo storico. Era un tempo che sosteneva ancora le illusioni umane del momento e del passato recente ma che Gérard Blitz sapeva penetrare e anche prevedere in tutti i loro sviluppi. Tutto quello che ho vissuto, conosciuto, pensato, scritto, insegnato in questi decenni “continua ancora a scorrere davanti ai miei occhi chiusi come un gomitolo che non finisce mai di srotolarsi”. Cos'è che continua a scorrere? La fertilità di quelle radici che continuano ad alimentarci e a produrre conoscenza in chi ne sa venire a contatto. Credo che solo l'inchino possa essere il gesto evocatore di gratitudine e di devozione dovuto a Gérard Blitz, Maestro di Buddhismo Zen, che usa la tecnica solo in direzione del cuore dell'uomo e i sutra come compagni di guida e di conferma della Ricerca umana. E poi, a tener lontana l'interpretazione anacronistica dell'isolamento dalla società il ricordo divino dell'Unità Spirito-Materia. Grazie ancora Gérard.

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63 Dal vivere al Vivere È un passo vicino a noi, anzi molto vicino, solo che non siamo pronti a “vederlo”. Ce ne accorgiamo solo in stato di sofferenza, a volte non lo presupponiamo nemmeno. A volte ne dubitiamo: “Possibile che il vivere sia tutto qui?” Il “Visibile” rimane sipario non rivelatore, ostacolo al nostro compimento di esseri umani. Restiamo soffocati dall'affanno e dalla velocità ignari del Silenzio salvifico. E il nostro processo di disumanizzazione continua indisturbato. Il miglior augurio può essere solo quello di un Risveglio.

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64 Dall’attuale uso improprio del corpo alla crisi globale Il più infantile uso del corpo è quello di cambiarne la forma esterna, grazie alla chirurgia estetica. Il più mortificante è quello del suo mercinomio, nelle più svariate modalità. Il più dannoso è quello dell’irradiamento di inesistenti capacità o qualità a scopo di profitto truffaldino. È l’abuso della mente funzionale che porta ad agire in queste direzioni, confondendo i mezzi con i fini. Per esempio studiare per il diploma, lavorare esclusivamente per il denaro eccetera. È una distorsione di poco conto? No, perché ci lasciamo sfuggire la carta vincente di esplorare il nostro corpo per scoprirne i princìpi che lo sorreggono e lo Motivano, quelli di interconnessione e interdipendenza di tutte le sue parti. Si tratta di una rete che da superficiale si rivela sempre più profonda e sottile e che si allarga da quella del corpo umano a quella della Vita tutta intera. Non esiste nulla che non viva di questa stupefacente relazione, di cui siamo parte. E noi che facciamo? Viviamo come se ne fossimo esclusi, costretti da una visione focale a perdere di vista quella di insieme. La politica, che tocca tutta la società umana e quella del suo habitat, è la più responsabile della loro salvezza. Ma non sa o non vuole rendersene conto, strozzata com’è dai suoi limitati fini di scopo.

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65 E allora schiava dei contrasti che ne derivano non sa governarne la dinamica ignara com’è della metafisica cibernetica. E si continua a ondeggiare privi di controllo. L’ansia di questi giorni – il Paese Italia in attesa di un governo – è la testimonianza perfetta di quello che siamo, uomini a metà. Un poeta spagnolo disse che l’Ordine non è quello imposto dall’autorità ma quello che governa la Vita, e che va scoperto. Tanti auguri per un mondo di più poeti.

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66 Diritto e dovere oggi sempre più in contrasto In tempi lontani, secoli Av.C., si sosteneva in più culture che diritto e dovere fossero in accordo quali stati interiori dell’essere umano, stati di coscienza. Oggi i due sono fortemente contrastanti. Cosa è accaduto? È accaduto un sorprendente irrobustimento dell’ego, quel burattinaio illusorio che governa le nostre vite senza limiti da parte nostra. Ed allora ognuno, o quasi, fa quello che vuole anche se non è quello che s’ha da farsi. Lasciando da parte l’antica saggezza che in nome del cosiddetto progresso è stata rottamata e fermandoci brevemente nel più vicino pensiero occidentale, ricordo il filosofo Arthur Schopenhauer (primi anni dell’800) il quale si concentrò molto nella sua ricerca sulla comprensione di cosa è la Volontà. Egli intuì che la nostra volontà di esseri umani ha potere realizzativo reale se è in connessione con quella Volontà pura che governa l’intima essenza dell’uomo e di tutta la Natura. Purtroppo ci si è talmente allontanati da questo contatto di coscienza che nemmeno le regole esterne e le leggi severe riescono a contenere il volere dissociato di ogni singolo. E allora diritto e dovere diventano inconciliabili. Ed è guerra tra di loro e tra di noi. Il mio augurio? Innamoratevi del sapore della Coscienza. ‘Cio’ che contrasta concorre e produce la piu’ bella delle armonie’ (aggiunto Dicembre 2021, n.d.ed.)

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67 Il Coraggio Il coraggio della scelta imprescindibile C'è in atto un dibattito socio-politico se si debba partire dalle idee o dai fatti per venire a capo della confusione - chiamiamola così - che caratterizza la società umana. Eppure pare evidente che le idee e i fatti hanno dato troppo spesso esiti non desiderabili e non controllabili. E allora perché non spostare lo sguardo altrove, allo stato di coscienza, quello che non mette come premio finale l'interesse, il potere, la notorietà di qualcuno o di qualcosa, ma i principii che regolano la vita di ognuno e di tutti, dall'individuo, ai partiti, ai paesi, alle diverse fedi religiose. Finora ogni ego vive combattendo a favore di se stesso contro l'altro. E c'è sempre qualcuno o qualche ideologia che dice: piuttosto della vittoria dell'altro meglio la morte mia. Ma se si impara a penetrare nella realtà e a risalirne alle radici appaiono chiare la possibilità e la Responsabilità della scelta: o mettere a rischio il sistema tutto o tener fede al nostro destino di essere umani, destino di Coscienza. Il percorso è e appare da subito aspro, si tratta di deporre troppi pezzi della nostra struttura. A rasserenarci può riuscire un antichissimo detto per cui quando si è con l'acqua alla gola si diventa capaci di scegliere l'unica strada rimasta, quella salvifica e di estremo rigore. Ma come preparare questa nuova umanità?

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68 La sua capacità virtuosa può crescere nell'ambiente della famiglia, della scuola, della Comunicazione in generale. E queste hanno da rigenerarsi. La famiglia si è sfaldata e abita sia la casa che i tribunali. La scuola destinata a educare insegnando è distratta da troppi problemi che la riguardano e comunque non sembra idonea a seguire questa direzione. La Comunicazione sembra infedele alla sua missione. Non resta che cominciare da noi stessi con l'impegno che accompagna ogni battaglia essenziale, ed ora, senza rinvii. Gli auguri? Che gli strumenti giusti ci vengano incontro.

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69 Il Desiderio e sua Misura Desiderare ha il significato di “sentire la mancanza di qualcosa di piacevole”. Se nasce da un bisogno o da un’attrazione spontanei vivifica l’individuo ed è benefico di per sé. Se è eccessivo o indotto diventa un ostacolo al nostro vivere. Oggi la società vive di desideri indotti. È questo un equivoco di cui non si è sempre consapevoli, e che produce una catena di problemi. Ci si accorge che a causa di interessi ambigui dell’economia si è trascinati a desiderare tutto? e a comportarsi di conseguenza? e a soffrire se restiamo privi dell’oggetto desiderato? È diventata una macchina mostruosa, accelerata e ingovernabile. Vorrebbe sembrare progresso ma è schiavitù occulta. Ci sentiamo liberi perché c’è tanto, tutto da desiderare, e non sappiamo che saremmo liberi se in realtà non ne dipendessimo. Vi sono ancora alcune persone che in certi momenti della loro vita hanno vissuto o sono ancora capaci di vivere l’esperienza del: “Sto bene e non mi manca nulla”. Momenti preziosi, degni di un essere umano degno di essere tale. La forza di questi scritti dipende anche (o soprattutto?) dalla vostra collaborazione.

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70 Il disvalore della mente logica se serva dei personalismi Non so se qualcuno di noi avrà il coraggio di allontanare dalla sua vita qualche ostacolo – ambizione personale, partitica, nazionale – e offrirsi alla visione di quello che c’è da fare libera-mente Significherebbe offrirsi ad uno spazio di ascolto intuitivo, vuoto di “ismi”, e con l’impronta della dignità umana. È evidente che sta avvenendo un processo rapido di “disumanizzazione” Stamani ho acceso la radio e l’esponente di un partito italiano iniziava il suo discorso parlando di orgoglio, personale, e continuava dichiarando di volersi esimere dal fare la “lista della spesa” di tutto ciò che era stato fatto dal suo partito. Ma subito dopo rivelava, in totale contraddizione, tutto l’operato messo in opera. C’è un antichissimo aforisma che dice: “Nel poco il tutto” il che non significa “nella pochezza il tutto” ma il regresso umano attuale non sembra in grado di accorgersene.

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71 Il doppio volto della solitudine Troppi di noi conoscono troppo poco intorno alla solitudine se non come spazio di esclusione e/o di sofferenza, un tempo da riempire in qualche modo. È sinonimo di disagio con noi stessi e nel relazionare con “l’altro”. In realtà il concetto di Solitudine non appartiene alla nostra Cultura tesa alle quantità, ai numeri, a ciò che è visibile nell’esterno. Il concetto di Solitudine si trova a proprio agio nella Cultura orientale per cui lo spettacolo non consiste nella esibizione di forme e colori ma nella capacità di accoglienza dall’interno, dall’interno del Tutto. Per questo livello superiore di esperienza della Solitudine è necessaria una attitudine mentale e psichica di svuotamento e di penetrazione per cui il contatto con l’”altro” - qualunque altro - si fa incontro con la sua Essenza. È comprensibile perché il Giappone, in cui questa modalità di visione è stata ed è ancora in parte vivente, abbia privilegiato la noncuranza della forma e l’importanza dello spirito. Mi piace a questo punto presentarvi quattro versi del poeta eremita Fujiwara Ietaka (Kyoto 1158-1237) ‘A coloro che pregano soltanto perché fioriscano i ciliegi’ Come vorrei mostrare la Primavera che risplende in una macchia verde nel mezzo del villaggio montano coperto di neve’

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72 Qui l’osservatore non vede nella piccola macchia di erba uno spunto vitale appena accennato ma la Vita stessa nella sua infinità. Sono trentuno sillabe soltanto, capaci di evocare la Gioia del Vivere. Vi lascio con la speranza che questo volto della Solitudine sia di contagio per i più

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73 Il Gioco. La Storia delle sue qualità perdute e delle sue magiche potenzialità Il gioco nella sua accezione originale faceva riferimento ad una attitudine interiore di apertura e di gratuità. Si può pensare - forse - che il primo passo sia quello del disegno segreto dell'essenza di ogni creatura vivente prima che la sua dinamica prenda forma nella struttura compiuta esterna. Nei primi tempi del bambino è visibile lo spettacolo straordinario del gioco: non c'è obiettivo, non c'è strategia, solo il tendere più o meno inconsapevole verso la scoperta del "nuovo", e lo stupore. Presto il gioco comincia a trascurare la sua anima originaria proprio con i giocattoli che vengono proposti troppo presto, mirati a sollecitare l'intervento del calcolo. E certamente l'arrampicata su un albero è elemento da non dimenticare come maestra di vita. Più tardi subentra la scuola che ancora concede spazio ridotto alla creatività. Un ruolo certamente favorevole alla formazione del bambino e/o adolescente è l'opportunità di tempi rivolti all'osservazione e all'ascolto "liberi" (musica, arti tutte). Spesso è poi la famiglia, stretta da una organizzazione eccessivamente impegnativa, a frenare quelle pause benefiche nella giornata capaci di dilatare mente e psiche, così da avviare l'incontro spontaneo con la parte più profonda del soggetto. E questo è già - sotteso - l'avvio di una educazione che potrà condurre spontaneamente l'adulto, grazie alla sua familiarità nel gioco con il silenzio, al completamento della sua natura umano-metafisica. È così. da questa base, che potrà svolgere ogni suo operato con semplicità, realizzando che terra e cielo sono come la stessa cosa.

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74 Il merito e la sua dissociazione dall'operato umano Oggi il disprezzo è più che giustificato. Si salva dal disprezzo solo certo operato individuale e di organizzazioni, volto alla solidarietà "pura", mossa da autentico spirito umanitario. Tutto il resto sembra operato infetto. Su certi momenti di benevolenza verso i prodotti della nostra mente logica possiamo credere che le ideologie più varie siano ispirate dall'humus del merito. In realtà non è così - la storia delle ideologie lo dimostra: la mente logica è suo malgrado modesta nell'essere davvero libera, dati i suoi limiti, figlia com'è quasi sempre di specifici condizionamenti. D'altra parte l'Osservazione "pulita", quella che tiene separato il soggetto che osserva e l'oggetto osservato, proprio degli antichissimi sapienti orientali (possiamo risalire a mille e più anni a.C.) è estraneo alla nostra cultura e la sua elusione ci priva del contatto con ciò che è autenticamente libero e inedito. E rimescoliamo abitudinariamente nel "vecchio" sperando che sembri nuovo. Il libro di Lao Tsu (VI secolo a.C.) potrebbe essere il vademecum perfetto di chiunque abbia oggi la guida di un Paese. Perché non sollecitarne la lettura? Mi riferisco a "Il libro della Saggezza". La nostra Responsabilità di essere umani non è forse quella di esserlo? Buon lavoro interiore a tutti noi.

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75 Il Nuovo confuso con l’innovazione Sembriamo quelli che zappano un terreno non fertile – quello dell’esclusivo raziocinio – per scoprire quello che lì non può crescere, perché può crescere solo in un altro “altrove”. E, sudditi dei miti della velocità, della quantità e della garanzia dell’ottenimento, vaghiamo nell’“apparente”, quello che può produrre aggiunte al già edito, e magari fantasiose manipolazioni. “Lui”, il Terreno che rivela l’“Inedito” abbisogna di indipendenza dal tempo, dall’ansia della produttività, della certezza dell’esito, e non include interventi volontaristici. La Creatività è atto di valore universale, e dall’Universo è offerta alla nostra mente e al nostro cuore, mente silenziosa e accogliente, mente che non pretende. Chi cammina sul tappeto del Manifesto usa strumenti di lavoro quali parole non vere e viene chiamato “influencer”. Il suo operato, definito con un termine straniero, ha solo valore di prestigio o potere di condizionamento? Siamo così lontani, oggi, dall’apprezzare la concisione del linguaggio da preferire la sua proliferazione Siamo così lontani dall’apprezzare l’ambiguità della parola intesa come ricchezza di significati perché privi del gusto di penetrare l’oscurità dei testi e così siamo soli nell’area desertica senza intuizione, popolosa del “vecchio” colorato di vernici nuove. Non è un peccato?

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76 Mi piace lasciarvi con una poesia che sembra il respiro dell’umanità tutta “Scioglietevi ostacoli” Scioglietevi ostacoli lasciatemi vivere Anch’io “bambola di sale”* nel Mare voglio sciogliermi E come “lei” Ritrovarmi e dall’infinità sentirmi rivelato il mio valore nel suono dell’onda l’Essere mi sarà sussurrato * Riferimento ad antica storia sapienziale in cui una bambola di sale conosce se stessa quando trova il coraggio di entrare nel mare

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77 Il ruolo del respiro sulla dinamica mentale Con il respiro tutto il corpo respira, anche la mente. Quando il respiro è affrettato, o addirittura vorticoso, la mente diventa confusa e disordinata, incapace di lucidità e consapevolezza. In questo caso non solo la sua capacità di mente logica funzionale è oscurata ma resta compromesso l’ingresso della sovra-mente (o mente intuitiva) madre della creatività, cioè del nuovo, dell’inedito da non confondere con l’innovativo di cui parlano alcuni politici con incomprensibile orgoglio. Se vogliamo dare dignità al destino dell’uomo - Destino di Coscienza - dobbiamo imparare a soffermarci su questa sintonia di Mente-Respiro. Veniva utilizzata ampiamente più di duemila anni fa da popolazioni orientali e dava origine a discipline che in Occidente sarebbero apparse molto dopo: medicina olistica, pedagogia, astrologia, ecologia, psicologia, etica, politica, estetica ed altre ancora. La domanda che possiamo porci è: come fare per “svuotare” la nostra mente dai nostri condizionamenti così da renderla idonea ad accogliere pensieri e azioni di valore universale? Il che significa pensieri e azioni dissociati da interessi individuali, partitici e nazionali.

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78 Antichissime sapienze orientali possono aiutare, peccato che siano state male interpretate dalla nostra cultura che ne ha scambiato i fini con i mezzi. Le attuali difficoltà in ogni settore del vivere sono evidenti dimostrazioni che le linee guida da noi seguite sono sbagliate. Vorranno i Responsabili trovare onestà e coraggio per riconoscerlo e cambiare? Grazie se presterete attenzione e sintonia

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79 Il socialismo metafisico In un piccolo libro di uno stra-ordinario scrittore* c'è un capitolo intitolato “Una distribuzione al dettaglio” in cui viene presentato un progetto divino di socialismo celeste. Nella storia infinita di travaglio dell'economia italiana l'intervento di bontà e di Insegnamento della distribuzione della manna può dare stupore e sollievo al nostro cuore. Si tratta della Bibbia, libro dell'Esodo, capitolo sedici, verso diciotto, letta dall'autore nella lingua madre: “Il socialismo mutuerà la regola morale del fornire a tutti l'indispensabile. … la Manna che comincia a cadere nel Deserto di Sin il Quindici del secondo mese d'uscita d'Egitto non smetterà più per quarant'anni. Nemmeno nel momento di sdegno contro il suo popolo, quando lo minaccerà di sterminio, Dio sospenderà il sostentamento necessario. … a ciascuno secondo il suo Bisogno! Non c'è altra misura per bandire l'indigenza … Non pioveva dal cielo solo pane, ma anche una regola. La manna che avanzava restava sul terreno e si scioglieva al sole. L'evaporazione del superfluo impediva ogni possibilità di scorta, del resto proibita. … L'accaparramento è attività difficilmente estirpabile, ma Dio aveva preso la precauzione di rendere quella merce deperibile in giornata … Il sesto giorno era permesso di raccoglierne il doppio, perché il settimo era consacrato a Dio. La manna che veniva conservata per i giorni di festa non marciva... Si dimostrava che non è la quantità di merce ad assicurare l'efficacia di un soccorso ma la sua giusta distribuzione. Il cibo per sopravvivere è vita, non merce, e non si scambia,si garantisce e basta...

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80 Ognuno poteva fare il commercio che voleva e arricchirsi ma restava fuori mercato l'indispensabile”. Questa divina “distribuzione al dettaglio” appare eccezionale anteprima di socialismo metafisico applicato alla natura umana: voleva evitare che l'uomo fosse obbligato da leggi esterne a vivere secondo giustizia. Peccato che questa Provvidenza divina non sia stata compresa e nemmeno lo sia quella dei tribunali. Peccato davvero! * L'autore del libro è Erri De Luca. Il titolo del libro è “Una nuvola come tappeto”

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81 Intorno al “Malinteso” Il Malinteso è parola densa di senso polivalente. Nella sua accezione corrente può essere inteso come semplice fraintendimento, qualcosa priva di conseguenze rilevanti. Ma entrando più profondamente nella sua essenza significa “Non comprendere l'altro”, di qualunque “altro” si tratti, umano, animale, vegetale, cosmico, metafisico. Non comprendere l'altro significa essere imprigionati in noi stessi, da noi stessi, e questo ha esiti condizionanti la vita propria e altrui. Ci sono molte occasioni di Malinteso: - è Malinteso avvalorare le differenze facendone causa di conflitti smentendo l'unicità dell'Essenza - è Malinteso cedere la propria umanità alla Macchina: tentativo fallimentare da ogni punto di vista - è Malinteso non accorgersi della completezza dell'essere umano disconoscendone la parte più importante, quella dell'Invisibile - è Malinteso vivere sentendosi orfani, e oggi anche posizioni di legge lo avvalorano, aggravando un malessere che possiamo non comprendere - è Malinteso annullare la differenza fra creatività e rinnovamento, la prima è esclusività dell'uomo Completo Come fare per evitare i Malintesi? Come evitare tutte le divisioni che ne derivano? É basilare decelerare il ritmo del nostro vivere ed imparare ad apprezzare il valore della sosta che la Vita stessa prevede nella sua dinamica.

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82 É sufficiente osservare la lentezza con cui la luce fa giorno e il buio notte. É sufficiente osservare il nostro respiro naturale e prendersi quelle pause che solo in occasioni patologiche si riducono o addirittura si azzerano. La sosta è il bene più prezioso che in tempi di “rottamazione” incosciente abbiamo buttato fuori dalla nostra vita, è il tempo inesistente in cui viviamo completa la nostra natura di esseri umani, cioè coscienti. <<Il Nuovo non lo si inventa, lo si scopre>> É un pensiero “puro” antico che dovremmo estrarre da queste sue parole.

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83 La Parola madre della Comunicazione e della Informazione formativa non è più l'immagine della Realtà, ma è la nostra squallida immagine Il tema della Responsabilità è così vasto da non avere ne' centro ne' periferia. La sua emersione coincide con la sua urgenza e allora è particolarmente importante aprire qui uno spazio offerto alla maggiore collaborazione possibile. La Responsabilità nasce con la nascita dell'essere umano e ha inizio nel suo rapporto con la Parola indicativa e portatrice di contenuto. Si tratta di far luce sulla interconnessione: Parola - Comunicazione - Informazione e Anima della Società umana. L'etimologia, scienza della Parola, è la scienza del "vero" del suo vero, da etymon=vero. La storia della Parola è la storia purtroppo della storia del degrado di questo "vero" e nell'antichità si parla già di una retorica - arte del dire - onesta distinta da una retorica disonesta. La differenza tra le due consiste nell'uso onesto di strategie di eloquio pure riguardo alla prima, e nell'uso di manipolazioni ambigue e false sapientemente arbitrate riguardo alla seconda. In questo lungo percorso si è alterato e addirittura contraddetto il senso originario della Parola e esempio ne è il caso del termine "umile" da humus=terra che oggi vuol significare "irrilevante", "di basso livello", mentre all'origine aveva il senso positivo sprovvisto di orgoglio egoico. Inoltre si va sempre più affiancando alla Parola sciupata o strappata dalla sua matrice un "pacchetto" di strumenti scenografici così che il lettore o l'ascoltatore o lo spettatore diventi incapace di discriminare: "ciò che mi viene presentato è vero o falso?" A questo punto mi pare opportuno indicare un libro di Anna Maria Oliverio Ferraris "Chi manipola la tua mente? Vecchi e nuovi persuasori. Riconoscerli per difendersi." *

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84 Altro apporto negativo alla Parola con effetti immediati sulla comunicazione è dato dalla velocità sempre maggiore del suo uso, sia in chi parla sia in chi ascolta. La mente di noi tutti necessita di un suo ritmo che non deve scollegarsi da quello del respiro: ne asserivano il rispetto studiosi di migliaia di anni avanti Cristo e lo confermano oggi i neurologi, ritenendo la velocità del pensiero e della sua espressione RESPONSABILE - anche nei giovani - dell'indebolimento dell'attenzione, della memoria e anche di squilibri psico-mentali. Questa degenerazione della Comunicazione deforma l'obiettivo della Informazione che decade da quello di "dare forma" nella fedeltà a quello di dare "forma" nella infedeltà, cioè della MALA-INFORMAZIONE. Infatti, quale forma può arrivare a l'Anima della Società umana attraverso questa infelice interconnessione? Sono tutti d'accordo, pensatori antichi e moderni, che ormai non ci si salva più da soli nello studio di uno psicanalista, ma solo tutti insieme (Maestro zen Dechimaru). Quanto detto è respiro del Principio della Responsabilità, filo conduttore di questo blog e del destino di Coscienza dell'essere umano. * Del libro della Oliverio Ferraris ne appare un estratto nella rivista "Articolo 33" edizioni Conoscienza - www.edizioniconoscienza.it

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85 La Responsabilità: non la si può ignorare né Rinviare in un progetto prossimo La Responsabilità va attivata in questo momento, Ora. Molti secoli prima di Cristo c'era gente in Ricerca così dedita a “respirare” il Presente da poter respirare il profumo del Futuro. E accadeva che si attivasse spontaneamente un’opera di contagio, che si allargava, diventando ampia struttura culturale. Oggi, da tempo, questo respiro non è più vissuto, e così non ce n'è il contagio, dimentichi come siamo che il Futuro comincia proprio da Ora. Cos'è che ha distorto così ostinatamente il nostro sguardo da renderci incapaci di accorgerci che niente è senza causa e senza effetto e che nessuno è dissociato dall'“altro”? E, proprio per questo, ognuno di noi ha da attivarsi perché “non ci si può più salvare da soli”. E’ il punto di vista di un saggio - Maestro Zen Deshimaru - vicino a noi nel tempo e soprattutto vicino a tutta la società umana.

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86 La responsabilità di un cambiamento all’interno dell’uomo Oggi la difficoltà entra nella nostra vita con più insistenza e sofferenza che in passato, o forse lo pensiamo non essendo in grado di valutare gli ostacoli nei tempi passati. Ma è certo che regredendo anche solo di due generazioni possiamo ricordare momenti di più serenità, più speranza e più spinta a progettare il futuro. Cosa sta succedendo? Sta succedendo che l’illusoria superiorità di noi stessi è crollata o quasi, e ci troviamo davanti a ostacoli che ci mettono di fronte alla nostra impotenza. Stiamo uscendo da periodi di esuberanza egoica per cui l’uomo poteva e doveva essere l’unico motore di vita. E ora corriamo affannosamente a tamponare con rammendi i buchi di Coscienza che abbiamo messo in fieri per tempi tanto lunghi. Gli addetti ai lavori, o meglio gli appassionati a questo tipo di Ricerca - come gli Scienziati, gli Artisti, i Mistici - parlano di un necessario viaggio a ritroso verso il metafisico, così da riportare nel nostro cuore il ricordo dell’Origine e completare l’uomo spezzato di oggi. Rivelando la sua unità-manifesto-Immanifesto. Ma per questo cambiamento va messa in campo una preparazione dell’attitudine al cambiamento. Si tratta di un reale capovolgimento dello stato interiore della società umana e va fatto “sfiorando”, nella gradualità. E’ da prevedere come necessaria una sua propedeutica attraverso la collaborazione della Scuola e della Comunicazione in toto: stampa, spettacoli, promozioni, ecc. Questo è il primo passo e secondo un antichissimo testo di sapienza: “il viaggio di mille miglia inizia con un passo”. Augurandoci fertile collaborazione.

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87 La scienza che oggi riconosce il Buddha Il Buddha, che significa il Risvegliato, nel VI secolo av. Cristo affermava che Tutto quello che è È in quanto relazione. Un esempio chiaro, sintetico e fortemente valido diceva: “Non c’è Maestro se non c’è discepolo e viceversa”. Era immediata la comprensione del nesso e pronta a divenire da pensiero puro a regola del vivere. In Occidente il Principio che tutto il Sistema è Vita in quanto interconnessione e interdipendenza emerge dopo una notevole distanza temporale, e resta… Principio. Inizia solo ora – quando tutto sta sgretolandosi per inosservanza del Principio - che questo venga “ragionato” da più fonti. La bellezza dell’andare all’Essenza e/ all’esprimerla in una armonia universale che risuoni nell’Educazione e quindi nell’intelligenza profonda della società umana resta ancora un optional e non sufficientemente apprezzato. Forse il termine Occidente sta davvero a significare “là dove la civiltà umana è destinata a tramontare”? Io ci sono a formularvi gli auguri e voi ci siete ad accoglierli con attenzione viva?

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88 La Scuola culla della Responsabilità Responsabilità, si è detto, come impegno dell'uomo di “rispondere” alla Vita, impegno da risvegliare con assoluta urgenza. Da dove cominciare? Dalla scuola, perché formare l'individuo ad essere responsabile comincia proprio dalla scuola, dal suo cuore pedagogico. Musica, arte, teatro, greco e latino per ricollegarli alla loro fonte e non tanto per limitarsi a portare alla memoria cenni biografici e storici. E matematica, e fisica, come discipline che la cultura occidentale è in grado oggi di ricongiungere alla nascita della Vita. Si tratta dell’emersione di una Dimora comune a tutta la società umana, la Casa di tutti, superate le frammentazioni di ogni tipo che vanno osservate e comprese. Naturalmente chi ha il compito di rianimare la scuola, oggi non può non essere adeguatamente preparato. Come dare all'Insegnante il gusto e il comfort delle sue Responsabilità formative? L'uomo di domani si forma oggi, la pedagogia è un’Arte del vivere e non può degenerare nella rigidità dei programmi o nell'abuso di competenze tecnologiche. Il futuro robotico è solo in parte prevedibile oggi e certamente è il caso di rivolgergli competente osservazione.

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89 La Solidarietà È la parola che è entrata nel blog senza ammettere obiezioni, ricca della sua chiarezza e della sua semplicità. Tocca direttamente il cuore – la mente viene dopo – e evoca legami, fratellanza, appartenenza. Evoca tutto quello che sta mancando all’uomo di oggi. Non si è mai prestata a significati ambigui, a sue degenerazioni infedeli. C’è uno straordinario libro pubblicato nella seconda metà del 1800, di anonimo: avete conosciuti molti scrittori contemporanei così poco egoici da desiderare di restare anonimi se non per motivi di auto protezione? Questo libro “Diario di un pellegrino russo” parla di un uomo che cerca e trova la fede pronunciando continuamente questa bellissima preghiera “Signore, Gesù Cristo, abbi pietà di me” Perché noi non ci riproponiamo oggi di ripetere qualche volta la parola solidarietà? Merita di essere ricevuta e trasmessa in tutta la sua Bellezza.

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90 La Vita spezzata La tendenza a sezionare l'Unità del Tutto nasce nell'individuo causa l'Ego, l'illusoria identità con cui ci si identifica. È da questa divisione interiore che si muove il contagio di una separazione nel sociale, separazione gravissima, degenerativa. Il deficit di consapevolezza aumenta la riduzione della solidarietà: emergono diffidenza, prevaricazione, ostilità, conflitto. La Rivalità prevale nella conduzione dei rapporti. Il proprio corpo si impone nel suo valore materiale. La natura è assoggettata e la sottomissione è vissuta come trionfo. Come dare inizio a una inversione di tendenza? Come fare perché l'essere umano si percepisca come parte del Tutto? Sembra carta vincente l'impegno a scoprire la differenza fra Guardare e Vedere. Il primo ferma il soggetto al "guscio" delle cose, il secondo le porta alla loro essenza: Il primo è l'esito della nostra frettolosità, il secondo della nostra capacità di Attenzione. E l'attenzione è sostenuta solamente da un ritmo fisiologico di mente e respiro, naturalmente più lento di quello condizionato dall'ansia e dalla fretta. E allora da questo stato di presenza sarà possibile "vedere" la catena di interconnessioni e interdipendenza che sostiene la Vita tutta - individuale, sociale, cosmica - e sentircene Responsabili. Questa visione ecosistemica della Vita è ineludibile, pena la sua morte. A noi scegliere e intervenire. Questo è un tema da allargare e approfondire. Vogliamo che poche voci diventino un coro?

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91 L'ampliamento dello sguardo umano, dall' "uno" all' "altro" e all' "oltre" Nel nostro precedente punto di vista era stata accennata l'importanza nell'individuo di uno sguardo rivolto sia al suo interno che nei confronti dell'"altro". E anche l'urgenza di ciò, dato che il futuro si costruisce nel presente. Era emersa la necessità di una scuola pedagogica per i giovani, ora appare evidente l'inclusione di una informazione formativa per i non più giovani dato che sembra impossibile attivare una dinamica nuova su un materiale resistente o addirittura inamovibile. Nell'orizzontalità della globalizzazione tecnologica e comportamentale di oggi l'effetto che ne deriva è l'esasperazione dell'egoità e del conflitto, dell'individuo "uno" contro tutti. La pluralità delle differenze non assorbita nella visione dell'incontro non può produrre il beneficio dell'armonica convivenza. Sembra obliata del tutto l'indicazione dello sguardo sull' "oltre", mirabile Maestro silenzioso ma ugualmente udibile, suggeritore implacabile di principi di Vita. Cosa può evocare la sua voce? Nella scuola e dopo la scuola, l'arte tutta e la scienza, così da raggiungere fasce in formazione - i giovani - e fasce mai formate e assenteiste. Questa sembra l'unica e più urgente forma di globalizzazione proponibile. Dal gusto unico del profitto, della sopraffazione e dello scontro al gusto di una cultura capace di trasformare il contrasto in armonia. Mi sento a disagio se ricordo il passo di un'opera risalente a migliaia di anni addietro! in cui si diceva: "ciò che contrasta concorre e produce la più bella delle armonie". Pensiero emanato dall'osservazione del tiro con l'arco e del suono della lira. Come sempre a voi aggiungere ricchezza al testo appena letto.

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92 Azione L’Azione Umana non può che riproporre l’Unità del Tutto La situazione attuale dell’individuo e della società globale sta aggravando il suo stato di pericolosità a ritmi così veloci che mi permetto di tornare sulla necessità urgente di imparare a “vedere” e di imparare a riconoscere cosa c’è da fare e come fare. Certamente onestà e coraggio sono qualità primarie e necessarie, ma si può contare anche sul bisogno che c’è - profondo e disperso - di un’azione attiva. Per esempio accostando lemmi e connessioni interculturali diverse, come pedagogia - politica, etica - politica, filosofia - religione, psicologia - antica sapienza orientale, scienza - ecologia. E non posso non considerare prioritario il primo lemma, pedagogia - politica perché mi sembra vitale preparare al più presto una classe dirigente capace di cibernetica nella società umana attuale. E poi: come fare? Lavorando su noi stessi, perché non accada che “la migliore idea diventi la peggiore nelle mani sbagliate”. E’ un procedere delicato, trascinati come siamo dai condizionamenti del nostro piccolo io, ma quando si è sull’orlo del baratro è proprio il piccolo io a proporre la salvezza, comunque.

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93 Sono certa che questo post meriti accurata riflessione soprattutto da parte di coloro che, operatori nei diversi settori sopracitati, vorranno collaborare a questo salvataggio umano: ricordate l’immagine del relitto in copertina risollevato verso la salvezza? Risollevato da cosa? Dall’impegno responsabile di ognuno di noi.

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94 L'essenza della parola Propaganda E se facessimo una volta tanto una sana Propaganda fedeli all'etimo originario di questa parola? Propaganda nel suo etimo originario Propaggine indica ciò che si sporge, che evidenzia, che rende visibile. Più tardi si è inquinato in ciò che diffonde per fini utilitaristici. Oggi esprime la diffusione di ciò che è falso parzialmente o totalmente come fosse vero. La degenerazione del termine si è fatta massima. Mi piace riportare questa parola, “Propaganda”, al suo etimo più antico e usarla riferendola al verbo “fare”. Questo anticamente veniva usato nel senso di fare, rendere vero qualcosa, cioè rivelare. Oggi ha il significato di fare qualcosa con il corpo, oppure di costruire qualcosa con la mente, come un progetto, e “più oltre” non si va. Il “fare” è parola di cui si abusa senza interruzioni nel nostro parlare con non-curanza, cioè privi di rispetto, di cura per quello a cui ci riferiamo: è il passe-partout di ogni pensiero e di ogni azione dal fare la guerra al fare la pace, dall'amore all'omicidio, dal discorso al silenzio. E lo si usa come massima espressione elogiativa in frasi come: Fai il politico, o Fai l'uomo e allo stesso modo Fai il marito o la moglie o la madre etc. etc.

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95 L'uso del verbo Essere è stato limitato a casi specifici di esseri umani eccezionali degni di memorie. E invece è urgente la rinascita del verbo Essere come garanzia di essenza e non di “apparenza”. Questo, se si è “sensibili”, si può usare anche quando non ci si limita a “fare” una zuppa di verdura ma lo si è per assicurarsi il miglior risultato. Grazie e non vi chiederò “avete fatto” attenzione

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96 L'Informazione: strada irresponsabile senza cartello In un mio precedente incontro, con voi lettori, avevo addebitato alla Parola la responsabilità nell'aver tradito il suo etimo. E da qui erano uscite penalizzate Comunicazione, Informazione, Formazione, Conoscenza. Avevo anche evidenziato la Comunicazione della parola come fosse sciupata dalla velocità sempre crescente dell'eloquio e dalla distrazione dell'ascoltatore. Ora vorrei condividere con voi la natura dell'Informazione, definibile come Mala informazione. Mala informazione perché accade che vengano omessi fatti, e questa omissione induce opinioni errate. A volte i fatti comunicati sono manipolati, e qui possiamo anche evocare la Retorica disonesta di epoche antichissime, solo che oggi, manipolazioni provenienti da diverse - apparentemente - posizioni, provocano, oltre che confusione, situazioni conflittuali che rischiano di sconfinare in opposizioni anche violente. Mi viene in mente un verso del Poeta romano Trilussa che diceva: «... quann'uno ner parlà dice e nun dice / finisce pe' fa' crede pure a quello / che nemmeno je passa p'er cervello.» E così male informati, peggio formati, ci improvvisiamo pronti a scelte determinanti per le nostre vite. Mi auguro che il realismo di questa fotografia, la sua forza, trasformi l'ipovisione dei più e induca alla lucidità, permettendo all'individuo, al movimento, al partito e a qualunque ideologia di andare oltre al suo strabismo.

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97 Qualcosa da poter dire intorno all'Informazione Anticamente, molto anticamente, la parola informazione aveva nel suo etimo il senso di “dare una nuova forma”, rimanendo fedele al suo contenuto. Con il passare del tempo il suo senso è diventato sempre più ambiguo, passando al “mettere al corrente” e poi al significare il più significabile possibile. Insomma una vera degenerazione della parola e della sua verità. Oggi, quando il termine “fake” è troppo spesso associabile all'informazione, non ci resta che investire un notevole sforzo discriminativo sia nella lettura che nell'ascolto della parola. E in apparenza la malasorte della parola sembrerebbe finire qui. Ma non è vero. Perché “lei” incontra altri ostacoli tutti collegabili ad altri fraintendimenti. Infatti quando è parola ascoltata - e lo è soprattutto oggi nel suo proporsi quotidiano, tv, radio, congressi, propaganda - non è rispettata dal linguaggio di chi la pronuncia in quanto la sua velocità obbliga la dinamica mentale dell'ascoltatore ad una antifisiologica accelerazione. Ecco, questa accelerazione disturba la qualità della comprensione. E allora altre occasioni di fraintendimento in atto. La parola ha ora concluso la sua vita nelle braccia del cellulare..

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98 Sembra assurdo che il riconoscimento dell'interconnessione ritmo del respiro-stato mentale-pensiero e linguaggio, avvenuto migliaia di anni addietro oggi sia totalmente dimenticata. È dovuto anche a questo l'estenuante perseverare nel tempo di tutti i contrasti che via via si propongono e che si accomunano nella rete delle diverse società umane. Cosa ci vorrebbe perché questa tendenza si invertisse? Tanti, davvero tanti, auguri.

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99 L'UOMO E LA CERTEZZA Oggi la loro relazione sembra molto difficile. Siamo così abituati dall'incertezza che non siamo educati né a sostenerla né a scavarne le radici per superarla. Gli scienziati ci danno una mano indicandoci la misura dell'incertezza: e questo è già un aiuto perché, come dice l'articolista de “Le scienze” nel numero di novembre, “Avere la misura dell'incertezza è un terreno solido su cui si può pensare di costruire una visione condivisa della realtà”. Ma si può fare molto di più socchiudendo la porta dell'Invisibile e misurando la nostra porzione sufficiente di certezza. In questo momento fallimentare della mente iper-logica nei confronti del Senso della Vita il cammino da percorrere è quello della Coscienza, antico di millenni. È evidente la povertà attuale della Creatività che non si può di certo scavalcare con il mito fasullo del rinnovamento, come sta accadendo nel settore del design. Si tratta di aprire quella vacuità mentale che ci consente di sollevarci oltre l'incombente e traballante visibile. Si può allora respirare quella inedita stabilità corporea, psichica e mentale vera finestra della Realtà metafisica che include tutto l'Ordine della Vita. Ci si deve affidare a quest'Ordine per attenuare la fiamma dell'ego che vuole sempre appropriarsi di qualunque volontà e potere. Basterà iniziare a comprendere che “l'ordine non lo si fa, lo si scopre”.

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100 Mi avvalgo della facoltà di scegliere Mi avvalgo della facoltà di scegliere se sono educato a soffermarmi, ad osservare e a comprendere. Suggerimento questo difficilmente proponibile oggi dato che propulsori del nostro vivere sono la velocità e la volontà di prendere. È evidente che, scomparsa l’eleganza di concedersi alla conoscenza, prevalgono superficialità, fantasia, cinismo e sguardo rivolto al profitto. Scegliere significa saper “vedere”, liberi da condizionamenti interni ed esterni, ma oggi tutto è condizionante, e noi non siamo attrezzati a riconoscerlo. Quindi come può attuarsi una vera scelta libera? Questa è la massima perdita! Perché quello che perdiamo è il contatto con l’Invisibile (chiamiamolo pure in mille modi: Immanifesto, Metafisico, Assoluto, Spirito, Divino, Dio…) è quello di cui facciamo parte. È interezza che ci include. È ciò che ci rende la pace di uno sguardo globale. Ed allora si che possiamo scegliere. E la scelta non sarà fra Visibile o Invisibile ma l’equilibrio dei due, cioè di Cielo e Terra, grazie ai quali viviamo in tutti i sensi. Il “Risorgere” di questa memoria è il mio augurio a tutto il mondo

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101 Mi chiedo perché Mi chiedo perché continui ad accadere che evangelisti e storici si dedichino a studiare testi sacri asserendo le loro esegesi attraverso l’uso di criteri diversi di autenticità, di plausibilità, di opinione etc. che dissentono fra loro rendendole estranee o addirittura divergenti. Non è sufficiente essere saldi tutti insieme nell’humus universale e unificante della religiosità e sentire nel proprio cuore l’armonia che “sazia” ogni credente senza opporlo all’altro? La Memora-Dei è la stessa anche se ricercata da menti e sguardi diversi È impulso universale valido per tutti oggi trascurato o quasi dimenticato causa quel distraente attrattivo nel guscio e velato nella sua essenza. I “perché” sono i nostri migliori amici

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102 Noi e gli ostacoli Ho camminato, per quel che ho saputo, nella comprensione del Vivere grazie ad una disciplina - punto di riferimento l’Insegnamento di Gérard Blitz - per la quale ognuno deve imparare a prendersi carico di se stesso, libero da sé e capace di essere ponte con “l’altro”. Si tratta di allenarsi a leggere gli ostacoli che di volta in volta ci si pongono davanti in evidenza. Faccio un esempio, ricordando quel pensiero antichissimo – che già ho citato - che così si esprime: “Tutto ciò che contrasta concorre e produce la più bella delle armonie”. Bisogna saperlo “aprire” per scoprire la sua verità interiore. Non si tratta di scavalcare l’ostacolo attraverso compromessi in un gioco di dare e prendere, ma di avere esperienziato la sua verità essenziale. Vi sono diverse discipline per giungere a questa penetratività dell’apparente, ognuna con i suoi strumenti. ma bisogna avere il gusto dell’interesse, un impegno costante nella propria dedizione richiesta, e soprattutto un’onestà nell’offrirsi puri da illusioni e/o ambizioni egoiche. Ma se la “Via” ci si rivela l’ostacolo non è più ostacolo e diventa semplice governare se stessi, l’altro, la famiglia, il governo e un’interconnessione di nazioni. Un grande maestro, Aurobindo, disse che lo Yoga è essere il Mondo, la Vita tutta intera. Non è splendido essere sempre giovani mentre si invecchia?

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103 Permanenza e Impermanenza La loro comprensione chiave del vivere L’Impermanenza, parola apparentemente applicabile a tutto, suggerisce “ciò che non dura a lungo”. Potrebbe indurci a dare valore a ciò che è vivo sul momento, e quindi a renderci capaci di gustare quello che c’è o che abbiamo. In realtà sembra indurre un’urgenza bulimica di consumare il più possibile e il prima possibile. La mente logica, supportata dall’ego-centralismo ci rivela soprattutto questa lettura della parola. Se il raziocinio fosse un poco più libero in se stesso ci proporrebbe un’altra interpretazione, più approfondita ma sempre accessibile all’uomo logico: “perché se tutto cambia non mi concedo anch’io al cambiamento?” Ma qui ci troviamo di fronte ad una muraglia inaccessibile fatta di insicurezza, di rigidità, di paura. E allora che fare? Basterebbe rallentare un poco la dinamica vorticosa mentale e avvalersi della parola contrastante, vale a dire avvalersi di “Permanenza”. Permanenza può suscitare un valore rassicurante che porta a chiederci: C’è qualcosa di permanente?

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104 Se spostiamo il nostro sguardo al di là del visibile, al di là di tutti i problemi che sono sovrani nelle nostre vite, l’universo dell’intuizione può offrirsi a noi. L’oscurità che lo vela si fa chiara e l’arte, la mistica, la fisica quantica portano a compimento il nostro destino di umani. La magnificenza del Permanente si fa nota.

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105 PROGRESSO O REGRESSO UMANO Siamo talmente rinchiusi nei nostri automatismi logici e la nostra consapevolezza talmente debole che non ci rendiamo conto della nostra trans-formazione in attivo. Triste deriva questa, che ha preso il predominio, e il suo è diventato abuso. E così siamo sterili e ripetitivi. Impastiamo continuamente gli stessi ingredienti dando forme diverse ma la sostanza è sempre la stessa. Viceversa sembra cambiare l'intelligenza sensibile degli animali e i loro sguardi esprimere sempre di più Emozioni da noi abbandonate. La tenerezza che indugia e accoglie dove è finita negli umani? E l'involuzione del rapporto uomo-donna dove sta portando? A questo punto un po' di nostalgia è per lo meno d'obbligo! Che gli auguri ci portino nella direzione giusta!

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106 Qualcosa di nuovo nell’ambito della coscienza umana In un mio precedente post ho brevemente evidenziato la distanza fra innovazione e Nuovo, gli ostacoli che contrastano il nuovo e, attraverso un’antichissima storia sapienziale fattasi forma poetica, ho dato espressione a come il nuovo possa farsi chiaro nell’ambito della coscienza umana. Ora un articolo apparso a pag. 26 del Sole24ore in data 24 Marzo 2017 firmato da Arnaldo Benini mi offre l’occasione di presentare i confini in cui la mente logica continua a limitare gli ambiti della vita umana. L’articolo, affiancato all’immagine di un quadro del pittore Edward Munch, rappresenta il “Pensatore” di Rodin sopraffatto dal peso delle cose della vita ed espone il punto di vista del filosofo francese Edgar Morin. Secondo Morin la scienza facilita la vita umana, ma la vita è “Pura follia” e “l’uomo, da millenni, ricorre ad enti, i più diversi che dovrebbero dissipare le tenebre: Dio, Materia, Spirito, Determinismo, Ragione. Ma sono auto-inganni secondo Morin il Senso del vivere è l’Assenso alla Vita e alla forza a vivere.

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107 Il “Pensatore” del dipinto su accennato presenta un essere umano curvo e schiacciato dal pensiero. Mi sento di dire dall’abuso del raziocinio, nella dimenticanza della Sovra-Mente come parte della sua interezza di essere Umano, quale Essere di Coscienza. Vorrei poter non pensare che la maggior parte di noi vive così: poggiandosi sul raziocinio, ma l’operato della società sembra evidenziarlo. Nell’attesa ottimistica di essere smentita

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108 Resilienza e Responsabilità: due parole alimentate da questo momento storico Indubbiamente si contendono la fama in questi ultimissimi tempi per lo meno nel linguaggio “dell’alta comunicazione”. La prima risulta più accettabile perché dal suo etimo non limita, lascia spazio all’ambiguità, e questo risulta più digeribile agli italiani rassicurati dalle sue possibilità. La Responsabilità è una carta da giocare con più oculatezza, fiore all’occhiello di presentazioni impegnative ma scarsamente fertile di procreazione. E include Onestà. Resilienza e Responsabilità hanno tutta l’aria di essere una coppia necessaria nelle attuali circostanze politiche ma non destinata a congiungersi fedelmente. Questa volta mi auguro di sbagliarmi

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109 Responsabilità e rispetto Dove c'è l'una c'è l'altro A me pare che oggi si cerchino soluzioni a problemi di qualsiasi natura attraverso un intreccio tale di condizionamenti da viziare la migliore logica. Questo succede quasi ricorrentemente in ogni dibattito pubblico in modo tale che questo si autostruttura come opposizione di parti, e i contrasti cercano la prevaricazione di una parte, più che la ricerca dell'accordo sulla causalità del problema. Così sta accadendo sull'onda della comunicazione circa il rapporto della violenza uomo-donna, quello focalizzato sull'ambito della violenza sessuale. Come sempre si tende a guardare il problema lontano dalla sua radice, spezzandolo in una moltitudine di dettagli e tralasciandone la causa prima, la mancanza di rispetto, effetto diretto della responsabilità. Poveramente giornalistica la disquisizione intorno all'agente della violenza, a come è avvenuto il fatto così da misurarne la gravità, e dove è avvenuto. È così rilevante l'identità di chi ha commesso la violenza, se medico o regista oppure basso datore di lavoro? Il rispetto dell'"altro" si autoapplica spontaneamente su tutti e su tutto se è stato calato nell'educazione dell'individuo, qualificando l'umanità del nostro vivere. Non posso non sollecitare la Vostra collaborazione sul tema accennato.

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110 "Sappiamo solo ciò che possiamo sapere" Grandezza e limiti dell'essere umano Un'introduzione comprensibile della Fisica quantica e dell'Arte pura nelle scuole medie e superiori è certo un aprire la porta alla Metafisica. Partendo da un tranquillo "sappiamo solo ciò che possiamo sapere" (*), apriamo varchi alla più totale pedagogia: il ricordo al suo collegamento alla Terra, il suo destino nell'intento verso l'origine, la sua ridimensione equilibrata ed equilibrante nell'essere umano cosciente delle sue possibilità e dei suoi limiti. È stato detto che il secolo XXI sarà spirituale o non lo sarà affatto. Si è potuto scoprire anche che la Mistica ne è figlia anch'essa, come l'Arte e la Scienza. Ma questo non è un dogma e può essere solo un'esperienza. Non sembra sufficientemente inclusivo nella Responsabilità di tutti questo ingresso in ciò che è così oggi tenuto totalmente ai margini dell'apprendimento scolastico medio, superiore e umano in toto? (*) Pensiero di Malraux e Borges.

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111 Siamo sicuri che la Verità ci interessi ancora? Innanzi tutto: si può desiderare qualcosa – in qualunque ambito si collochi - di cui si sa poco o nulla? Se la sua forza attrattiva non è così forte o facilmente accessibile si lascia perdere. Questo accade, e l'associazione dei due verbi lasciare-perdere esprime perfettamente la nostra insipienza o la nostra indolenza verso quello che richiede un impegno. È molto meglio vincere a una lotteria..... e poi la Verità è davvero così importante? Si dice che sia troppo difficile viverla sia sul piano personale che universale. Ed è davvero utile il riconoscerla e il rispettarla? Davanti al mito predominante dell'utile e del vantaggioso la Verità si presenta con le mani vuote. Mani così povere che sono destinate a indebolire la coscienza e a restare per questo sempre più povere dal punto di vista della ricchezza umana. E allora? Allora molto spesso ci sconfiggiamo da soli. Siamo capaci di variare questo risultato?

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112 Una storia natalizia di risveglio C’era una volta – o meglio ci fu un istante – in cui qualcuno si incontrò con una frase insolita: “Nel poco c’è il Tutto” sembrò, ad un occhiata semplicistica, contraddittoria, paradossale. Ma il Paradosso ha in sé qualcosa di attrattivo perché tira fuori dalla monotonia del vivere. A questo punto la storia ci rivela che la frase è come scatole cinesi dove ognuna ne contiene imprevedibilmente un’altra. E questo sorprendere acquista sempre più forza, non lo si può lasciare andare, possiamo solo fermarci a “vedere” che il paradosso ha in sé il contrasto e che questo produce “la più bella delle armonie” come dice un pensiero di una delle più antiche opere sapienziali dell’Oriente. E allora sotto questo sguardo penetrativo e costante può accadere che le differenze acquistino valore positivo e producano ricchezza per tutti. Dalla collaborazione corale emerge il Principio della visione sistemica che diventa il “Salvatutti” del gioco della vita. Viene voglia di giocare a questo gioco ma come in tutte le favole si presenta sempre l’Ostacolo, l’ego, il “mostro individuale” che si oppone come d’abitudine alle nostalgie metafisiche. Così si autostruttura la Battaglia interiore Le Favole amano finire bene. Anche questa lo vorrebbe, dipende da tutti noi, se ognuno prende parte al Gioco. Auguriamoci un buon Risveglio di Coscienza.

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Postfazione dell’Autore Questi tre scritti sono nati dall’intento di allenare lo sguardo della societa‘ umana a vedere in profondita‘ i suoi reali bisogni e a sciogliere i veli terreni che tengono oscurata la sua relazione con il metafisico. Sottolineare inoltre che L’ORDINE non lo si fa ma lo si scopre e lo si deve rispettare, che la RESPONSABILITA‘, fattore di primo piano nel registro sociale, lo e‘ anche in quello dell’individuo. A guidare questo percorso l’elemento ATTENZIONE che nella scala dei suoi livelli puo‘ diventare INTUIZIONE e anche CREATIVITA‘, ma puo‘ anche sterzare verso settori opposti quali intelligenza artificiale, biotecnologia, robotica. C’e‘ in atto una forte provocazione sul futuro della nostra specie a cui non resta che lasciare libero il ritorno della sua Memoria. La vita e‘ come un gomitolo da srotolare via via dal suo inizio al suo compimento finale. Non e‘ cosa da poco conto data la forza attuale di tutti i nostri condizionamenti. Ma e‘ possibile, Giulia Gambrosier, anno 2022

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In quarta di copertina ‘Ipnosi‘ opera della pittrice Febe 2022 di proprieta‘ dell‘Editore

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ISBN: 978-80-974168-1-2 da Eur ---- su base volontaria e libera EAN: 9788097416812 Il prezzo si riferisce ad una sola licenza. Il libro non può essere stampato, ne‘ fotocopiato, ne‘ duplicato in alcun modo senza l’espresso consenso ed autorizzazione dell’Editore.